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CASTELNOVO MONTI. «Dove sono finiti i caprioli?».  Sembra una domanda quasi provocatoria, in un territorio dove fino a pochi mesi fa era quasi unanime la lamentela del mondo agricolo (e non solo) per l'eccessivo numero diungulati.
 
Ma se già allora c'era chi, come l'ecoselettore castelnovese Umberto Gianferrari, segnalava la presenza di numerosi capi ammalati e il rinvenimento di alcuni capi morti con segni di forti dissenterie, ora a segnalare che il numero sarebbe drasticamente calato senza conoscerne le reali cause è l'Urca provinciale, associazione venatoria, per voce del presidente Gian Piero Bondi.
«I dati negativi sulla popolazione dei caprioli già verificati nel corso del prelievo estivo dei maschi, che hanno visto un calo del 20% rispetto le medie degli anni scorsi, hanno trovato conferma nelle notizie di recente acquisite. I cacciatori che in questo periodo, pressochè quotidianamente, sono soliti frequentare le nostre campagne con i loro cani, riferiscono di notare un numero di caprioli sensibilmente inferiore a quello degli anni passati; altrettanto accade per i componenti delle numerose squadre di caccia al cinghiale che, a loro volta, hanno occasione di conoscere le diverse realtà territoriali e di poter verificare l'effettiva consistenza degli animali». 
 
L'Urca è preoccupata perchè non conosce la reale causa, essendo insufficiente guardare ai prelievi di selezione effettuati in questi anni. Prosegue Bondi: «Vengono segnalati numerosi rinvenimenti di carcasse oltre a quelli colpiti da dissenteria, di animali morti senza alcun segno apparente di malattia. In tale contesto rivolgiamo appello ai presidenti degli Atc Montagna e Collina e ai responsabili della Provincia affinchè vengano adottate le iniziative necessarie per verificare la effettiva consistenza delle popolazioni di caprioli in rapporto alla densità stabilita dal Piano Faunistico Provinciale e vengano predisposte le misure adeguate a fare fronte alla situazione attuale, anche in funzione del prelievo invernale ormai prossimo che dovrà interessare femmine e piccoli di caprioli».
 
«Crediamo - prosegue - che debba essere accertato se e in che misura la consistenza della popolazione provinciale dei caprioli abbia subito un calo patologico e improvviso, indicandone, in caso affermativo, quali siano le cause ed i relativi rimedi. La fauna selvatica è un bene patrimoniale indisponibile dello Stato». (l.t.)
 
10 novembre 2010
 
La Gazzetta di RE

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