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La carica dei cento cani clonati
Una sceneggiatrice Usa ha ottenuto da un'équipe sudcoreana cinque copie del pitbull che le aveva salvato la vita
 
Lei ha venduto la sua casa per pagare la parcella. Il costo (anche per i gatti) è di circa 97 mila euro
MILANO — Una cosa è certa si ritrova con cinque copie del suo adorato pitbull terrier Booger, morto due anni fa, e con 50 mila dollari in meno. Ma la cifra potrebbe essere tre volte tanto. Circa 100 mila euro per una cucciolata di cloni del fedele amico a quattro zampe che non c'è più.
Per lei, Bernann McKinney, 57 anni, californiana, i ricercatori sudcoreani hanno praticato uno sconto. E sono stati i primi ad aprire il mercato delle clonazioni a fini commerciali. Una pet factory che potrebbe rivelarsi molto redditizia. Lei, una sceneggiatrice di Hollywood, è stata la cliente «zero».
 
Ma in lista d'attesa vi potrebbero essere presto già altri 100 padroni inconsolabili. Cani e gatti dei quali non si può affettivamente fare a meno. Il tariffario: 150 mila dollari, ossia 97 mila euro.
Bernann McKinney ha venduto la casa per realizzare il suo sogno: clonare l'adorato Booger, che anni fa le aveva salvato la vita difendendola dall'altro cane di casa, un mastino. Booger era un giovane pitbull randagio che la donna aveva accolto nella sua fattoria. Nonostante fosse più piccolo di taglia, Booger fermò il mastino permettendo a Bernann gravemente ferita di salvarsi chiudendosi in auto. Nel 1996 Booger è colpito da un cancro.
Fu allora che Bernann pensò a una clonazione e fece congelare parte della pelle del cane. Il pitbull, curato bene dai veterinari oncologi, è sopravvissuto al male per dieci anni. Dopo la sua morte, però, negli Stati Uniti nessun laboratorio accettò di clonare l'amato pitbull. A dire sì è stata, finalmente, la Scuola veterinaria dell'università di Seul. I ricercatori che per primi al mondo avevano clonato un cane: Snuppy. Il team della Rnl Bio, la società biotech (staminali e cloni) affiliata al laboratorio di Hwan Woo-Suk. Ed ecco che dalle «provette» di Lee Byeong-Chun, «padre» nel 2005 di Snuppy, sono usciti i cinque Booger. Nella capitale sudcoreana, una Bernann in lacrime ha mostrato a giornalisti e fotografi i cinque cuccioli clonati a partire da cellule della pelle di Booger I.
 
Sono stati «creati » oltre 70 embrioni impiantati poi in cinque «mamme» in affitto. Fino al successo. «Sono perfettamente uguali al mio Booger. Ora sì che sono felice», ha detto raggiante McKinney che si impegnerà ora a ricreare l'ambiente che aveva forgiato il carattere del suo compianto Booger. «È un miracolo per me— ha aggiunto — perché sono tornata a sorridere ancora, a sentirmi ancora viva. Ho dovuto fare sacrifici e sogno il giorno in cui tutti potranno permettersi un clone del proprio animale».
Un sogno da business per gli scienziati della Rnl Bio che prevedono di clonare un centinaio di cani nel giro di un anno, con prezzi sempre più ridotti. Via via che miglioreranno la tecnica e aumenteranno i clienti. E non solo cani e gatti. Con un occhio ai mercati più ricchi, il dir ettore esecutivo Ra Jeong-Chan ha ipotizzato la «clonazione di dromedari e cammelli per le persone agiate del Medio Oriente».
  
 Anzi. Con la pecora Dolly (il primo clone) si è visto che l'età biologica del frutto della provetta è spesso quella delle cellule clonate. In altre parole Dolly è nata vecchia. E i cinque Booger potrebbero avere già quel cancro che ha ucciso il «padre-gemello». Critica la Lega antivivisezione (Lav). «È aberrante poter ordinare la nascita di cani come un qualsiasi altro oggetto — ha detto Michela Kuan —. Sarebbe meglio, in memoria dell'amico defunto, adottare uno dei milioni di cani stipati nei canili di tutto il mondo».
  
Mario Pappagallo
07 agosto 2008

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